Il Progetto di Medical Coaching Medici-Pazienti-Parenti della Fondazione Quattropani al TGR Lombardia

Il Progetto Medici-Pazienti-Parenti della Fondazione Quattropani si basa su un percorso di Medical Coaching per pazienti Onco-ematologici. Disegnato da Aware2Be, coinvolge l’Ospedale Policlinico e l’Ospedale San Paolo di Milano, con il contributo della Divisione Clinica di Psiconcologia dello IEO – Istituto Europeo di Oncologia di Milano.

Un percorso di 6 mesi con 12 incontri di gruppo, incontri individuali e attivazione del servizio di Coaching Time a disposizione dei pazienti per un anno.

 

 

Medical & Health Coaching – Progetto Medici Pazienti e Parenti

SANITÀ: 2 Febbraio PRESENTAZIONE DEL PROGETTO “MEDICI PAZIENTI PARENTI”

IL PRIMO MEDICAL COACHING PER MALATI ONCOEMATOLOGICI

 

Giovedì 2 Febbraio 2017 – h.11 – Urban Center, Galleria Vittorio Emanuele, 11/12 Milano

 

Gestire le difficoltà pratiche ed emotive della malattia cronica, affrontare il percorso clinico con regolarità rispetto alle indicazioni terapeutiche ma senza perdere di vista qualità e stile di vita lavorando su motivazione al cambiamento, gestione dello stress, fiducia, ovvero: rimettere al centro la persona rispetto alla malattia in una relazione costante, un accompagnamento a 360 gradi che coinvolge il paziente, ma anche la sua famiglia.Flyer Conferenza MPP

Di questo e tanto altro si occupa il “Medical coach”, una figura ancora poco conosciuta in Italia che arriva a Milano grazie alla Fondazione Renata Quattropani Onlus di Giovanna Ferrante, dal 2011 impegnata nel sostegno alla ricerca clinica sulla leucemia linfatica cronica.

Il servizio (gratuito) di medical e health coaching, rivolto a pazienti oncoematologici cronici, sarà presentato lunedì 2 febbraio 2017 alle ore 11 all’Urban Center (Galleria Vittorio Emanuele, 11/12 Milano).

Intervengono tra gli altri: Giovanna Ferrante presidente Fondazione Renata Quattropani Onlus, Agostino Cortelezzi – direttore  oncoematologia del Policlinico di Milano, Daris Ferrari direttore dell’USD Cure palliative Oncologiche dell’Ospedale San Paolo di Milano,  Silvia Riva – Università degli Studi di Milano, Roberto Assente –  Medical coach Aware2Be, Michela Serramoglia – Medical coach Aware2Be.

MINDFULNESS E COACHING

L’intreccio delle due discipline, Coaching e Mindfulness, può dare un aiuto maggiore a chi desidera intraprendere un percorso di crescita e di auto conoscenza atorvastatin 10 mg.

Tra i propositi principali della Mindfulness ci sono il comprendere meglio se stessi e la propria vita, diventare più consapevoli e di conseguenza più liberi, poiché solo quando si è coscienti di ciò che si sta vivendo, si può vivere pienamente la vita, mentre non esserlo porta a lasciarsi vivere e a subire inganni mentali.

Attraverso la Mindfulness, andando ad allenare la consapevolezza e il vivere nel momento presente, obiettivi essenziali anche in un contesto di Coaching, si impara a vedere la realtà con occhi diversi e a notare i particolari di ciò che ci circonda, i suoni e le sensazioni corporee.

A livello più spirituale, la Mindfulness aumenta la chiarezza, pone in una posizione di lucidità e di ascolto, permette di arrivare al sé più profondo, di trascendere e dominare l’ego, acquietando il flusso continuo e disordinato di pensieri che governa quotidianamente la mente. Si diventa più concentrati e sereni, nasce un profondo senso di armonia con se stessi, con la natura e con l’universo, di conseguenza, si riesce con più facilità a vivere più in armonia anche le relazioni con gli altri.

La razionalità si allenta e le emozioni si placano.

La Mindfulness permette di gestire meglio l’ansia, lo stress e la paura, favorendo un maggiore senso di benessere e di armonia.

Può essere anche vista come un’integrazione al Coaching, poiché per poter definire concretamente gli obiettivi e sviluppare le potenzialità più corrette per raggiungerli è fondamentale che siano ben chiari sia il presente percepito sia il futuro desiderato e poter contare sulla Mindfulness, che favorisce lucidità, chiarezza e consapevolezza, oltre a un’osservazione senza giudizio dei propri giochi interiori e della realtà,  fa la differenza.  

Cambiando si impara – Primavera del Coaching AICP 2016

Segnaliamo un interessante evento di avvicinamento al Coaching organizzato nell’ambito delle iniziative nazionali della Primavera del Coaching 2016 dal Coaching Club Lombardia, riferimento regionale di AICP – Associazione Italiana Coach professionisti.

Una piacevole serata GRATUITA presso la prestigiosa sede della Scuola Militare Teulié a Milano, in corso Italia 58.

Un bellissimo evento di Coaching e Teatro insieme, con la partecipazione degli attori dell’Associazione culturale Oltre il Teatro.

Posti limitati.
Partecipazione gratuita, iscrizione obbligatoria.

I sogni possono ispirarti, ma solo gli obiettivi possono cambiarti la vita

Vuoi che i tuoi sogni diventino realtà? Fissa degli obiettivi!

(Prima tappa del Percorso sulla rotta del Benessere – mercoledì 18 maggio 2016 – Milano)

Gli obiettivi, essendo volti all’azione, rendono reale la visione dei nostri sogni. Ci cambiano e cambiano la nostra vita.

Che differenza c’è tra sogno e obiettivo?

  • Il sogno è legato al pensiero, l’obiettivo all’azione. Un sogno è un obiettivo a cui mancano le gambe. Un sogno può essere la passione che guida la nostra vita, ma se non lo rendiamo ben chiaro e non gli diamo gambe per agire, non si realizzerà mai.
  • Un obiettivo ha una scadenza, è un traguardo, permette di raggiungere un risultato specifico. Un sogno non ha tempo, può vivere per sempre, ma inseguirlo per tutta la vita non basterà per renderlo reale.
  • I sogni sono liberi, gratuiti, frutto della nostra immaginazione: sognare è facile. Gli obiettivi costano, richiedono un lavoro, hanno un prezzo, che si tratti di tempo, fatica o denaro.
    Quasi tutti hanno un sogno, ma quanti hanno degli obiettivi?
  • Gli obiettivi producono risultati. I sogni, se restano tali, no.
    Vuoi cambiare vita, lavoro, o diventare un atleta di successo? Gli obiettivi ti permettono di farlo.
    Se il cambiamento rimane solo un sogno, la nostra vita resta quella di sempre.
  • Il sogno ispira e motiva. L’obiettivo fa accadere le cose.

Insomma, il sogno ci deve ispirare, ma sono poi gli obiettivi, che ci impegniamo a raggiungere, che cambiano la nostra vita.

Sogna sempre in grande e datti obiettivi ambiziosi; saranno loro a trasformare il tuo sogno in realtà!

Sarà questo il tema del primo incontro del Percorso in 8 tappe: “Sulla rotta del Ben-Essere“, per allenare la mente e migliorare il tuo futuro.
Mercoledì 18 maggio 2016 – Spazio OiT – Via Porpora, 14 – Milano (MM Loreto). Orario 18,30 – 20,15

Approfitta della promozione valida fino al 6 maggio 2016!

Ora, quale dei tuoi sogni vuoi trasformare in un obiettivo?

 

Segui l’evento su Facebook: Sulla rotta del Ben-Essere

 

 

Il Coaching secondo Aware2Be

Il Coaching nasce come disciplina negli anni ’70 dall’esperienza sportiva e dagli studi di Timothy Gallwey, e arriva in Inghilterra negli anni ’80 grazie a John Withmore.

Oggi lo sviluppo e la diffusione del Coaching, anche nel nostro paese, sono ormai un dato di fatto e gli ambiti coinvolti sono sempre di più:

– mondo aziendale e professionale
– mondo sportivo
– vita di tutti i giorni, relazioni personali e interpersonali

Il Coaching è una relazione che aiuta le persone e le  organizzazioni a raggiungere i risultati desiderati. È un processo che aumenta le prestazioni e migliora la qualità della vita.

Tuttavia resta sempre molto difficile chiarire di cosa si tratti, spiegarne applicazioni e dinamiche.

Aware2Be ha provato a raccontarlo con un simpatico video che ne mette in luce i passaggi chiave. Buona visione!

Timothy Gallwey

INNER GAME NELLO SPORT E NEL BUSINESS COACHING

Due delle caratteristiche più importanti per un atleta che fa parte di un Team sportivo sono:

  • la consapevolezza del rapporto con sé stesso, delle proprie potenzialità e del proprio comportamento;
  • il saper migliorare questo rapporto “interno” e quello “esterno” con gli altri, l’allenatore e i compagni.

Sviluppare al meglio queste caratteristiche aiuta l’atleta e il Team a migliorare la prestazione e di conseguenza i risultati.

Secondo Timothy Gallwey, pedagogista di Harward, esperto giocatore e istruttore di tennis e inventore del Coaching, “l’avversario che si nasconde nella nostra mente è molto più forte di quello che troviamo dall’altra parte della rete.”

Chi è questo avversario? Tutti gli ostacoli mentali, che interferiscono con la nostra capacità di giocare al meglio e di utilizzare l’intero nostro potenziale.

Nell’intuizione di Gallwey, ogni match deve essere composto da:

  • 1 gioco esteriore, giocato in un campo “esterno”, con uno o più avversari “esterni”, dove si devono superare ostacoli “esterni”, per raggiungere un obiettivo “esterno”: vincere;
  • 1 gioco, interiore, che si svolge nella nostra mente, dove l’avversario siamo noi stessi, gli ostacoli sono il dubbio, la paura del giudizio degli altri, l’auto giudizio e l’insicurezza e l’obiettivo da raggiungere è una concentrazione rilassata.

Nello sport, quando il gioco interiore si attiva ma non riusciamo a gestirlo, consumiamo inutilmente una grande quantità di energie psico-fisiche, attivando emozioni come l’ansia, lo stress e la rabbia.

Il metodo dell’ Inner Game lavora dall’interno di ogni componente del Team, per ottenere un miglior risultato esterno di gruppo: il gioco interiore e quello esteriore si intrecciano e se gestiti al meglio portano l’individuo e l’intero Team a risultati di eccellenza.

Anche nel mondo del business esistono i due giochi, benché spesso ci si concentri quasi esclusivamente su quello “esteriore”: gli obiettivi di risultato. Aziende e professionisti che, al contrario, riescono a padroneggiarli entrambi, risultano vincenti. Quando si riesce a gestire l’intreccio tra i due giochi, aumenta la creatività, si esprimono al meglio le potenzialità, migliora la performance e, di conseguenza, migliorano i risultati. Non solo da un punto di vista aziendale, ma anche personale why not try this out.

Prendiamo, ad esempio, un atleta: possiede tutto il talento necessario, ma non vince, o un manager: ha tutte le competenze utili, ma non ha successo. Entrambi sembrano avere tutto per essere vincenti, ma il loro gioco interiore non riesce a sostenerli verso il successo esterno: hanno tutte le abilità, ma la paura, il dubbio e l’insicurezza non permettono loro di esprimerle, o perlomeno di esprimerle nei momenti cruciali di grande pressione.

Il metodo e gli strumenti dell’Inner Game sono applicabili sia nel mondo sportivo, sia in quello aziendale, poiché, anche se i giochi esterni sono diversi, gli ostacoli interni da superare sono gli stessi.
Per questo nelle mie attività di Sport Coaching e di Business Coaching utilizzo spesso l’Inner Game come strumento di lavoro privilegiato.

Mental Coaching: scopriamo assieme cos’è lo STATO di FLOW

Un atleta che conduce una gara perfetta, senza errori o sbavature, quando viene intervistato dopo la gara, alla domanda: “Come ti sei sentito in quei momenti?”, come risponde?

“Mi sono sentito bene”;
“mi sono divertito molto”;
“ero concentrato e tutto avveniva in modo naturale”;
“ero felice”;
“avrei voluto che quei momenti non finissero mai”.

Cosa accade in quei momenti in cui l’atleta si sente avvolto in una bolla magica

Tutto funziona al massimo livello, l’attenzione è totalmente assorbita dall’azione che si sta svolgendo, la sintonia con se stessi è perfetta e nasce la consapevolezza che si sta gareggiando alla grande.

In quegli attimi magici di una performance ottimale, corpo e mente sono una cosa sola e l’atleta si sente un tutt’uno con ciò che lo circonda e con ciò che sta facendo. Questo stato, che gli permette una resa massima, in cui tutto accade esattamente come deve accadere, viene chiamato stato di Flow: uno stato di focalizzazione pura, di divertimento e di gioia spontanea.

Sono rimasto concentrato fino alla fine, la moto era fantastica e io mi sono divertito!” Valentino Rossi  

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Lo stato di Flow non è tipico solo dello sport

È sperimentato da scrittori, musicisti, pittori. Si può provare quando si legge, si crea o si lavora su un progetto (è in quei momenti che proliferano al meglio nuove idee), quando si gioca con un bambino o quando si è in intimità con la persona amata. a tutti e in qualunque ambito della vita può accadere di sentirsi in Flow. È lo stato che nasce quando si è talmente trasportati da ciò che si sta facendo da non avere la percezione del tempo che passa.

La Scala del Flow (Flow State Scale)

Nel 1996 la necessità di dare una valutazione empirica all’esperienza di Flow ha portato alla creazione della Flow State Scale, che identifica le nove dimensioni che definiscono lo stato di Flow.

  1. Equilibrio tra sfide e abilità: deve esserci un bilanciamento tra le difficoltà del compito e le abilità individuali.
  1. Unione fra azione e coscienza: la consapevolezza si fonde con l’attività che si sta svolgendo, la percezione è di coinvolgimento e fluidità totali, di essere una cosa sola con l’attività che si sta affrontando, la quale diventa spontanea e automatica. Questo non significa che non sia richiesto alcuno sforzo, anzi, è necessario un impegno focalizzato e molta energia.
  1. Mete chiare: un’esperienza di flow si basa su obiettivi ben definiti, che devono essere specifici, misurabili, realizzabili e realistici, affinché abbiano significato e siano sufficientemente sfidanti.
  1. Feedback Immediati: in accordo con i feedback ricevuti dall’ambiente durante l’esecuzione dell’azione, la persona modifica, se necessario, il proprio comportamento.
  1. Concentrazione sul compito:l’attenzione è totalmente focalizzata sull’attività in corso: “qui e ora”.
  1. Senso di controllo: l’individuo percepisce di poter superare sfide o problemi per raggiungere al meglio l’obiettivo prefissato, è auto-determinato.
  1. Perdita di autoconsapevolezza: nella mente non c’è auto giudizio, né paura del giudizio degli altri, nessun dubbio o preoccupazione, solo spontaneità e fluidità, la persona è completamente assorbita da ciò che sta facendo.
  1. Destrutturazione del tempo: indipendentemente dallo scorrere reale del tempo, la sua percezione cambia in modo soggettivo, può essere avvertito come accelerato, rallentato o addirittura fermo.
  1. Esperienza Autotelica: l’attività viene svolta con una motivazione intrinseca, nonostante gli sforzi necessari per realizzarla non si sente fatica. C’è piacere, divertimento e appagamento.

Mental Coaching e Stato di Flow

Il Mental Coaching aiuta, attraverso l’allenamento alla concentrazione rilassata, ad entrare più facilmente in Flow e quindi a vivere la gara al meglio raggiungendo il massimo della performance. Dubbio, paura e giudizio vengono accantonati, mentre tutte le risorse e le competenze tecniche, muscolari e mentali sono sfruttate al massimo. Lo stress della gara viene utilizzato e gestito positivamente e tutte le energie e le riserve nascoste di corpo e mente, sono utilizzate nell’ottimizzazione della performance.
È un processo che può essere appreso, uno dei più importanti in cui un Metal Coach può esserti di aiuto.

Coaching

Coaching: anche Pixar e Disney ne parlano in “INSIDE OUT”

La piccola protagonista del film “Inside Out” deve affrontare sfide e cambiamenti, come accade a tutti noi nella vita.

Per vincere le sfide, per cambiare e di conseguenza continuare ad apprendere, dobbiamo confrontarci con le nostre emozioni interne che determinano comportamenti e atteggiamenti esterni.

La protagonista del film, riconoscendo le sue emozioni, sviluppa nuove potenzialità prima sconosciute, che la portano anche ad aumentare la fiducia in se stessa e a fare scelte difficili, facendo spazio alla capacità di comunicare le emozioni, anziché tenerle tutte dentro di sé. Un processo di crescita determinante per la sua realizzazione personale.

Il raggiungimento dei nostri obiettivi dipende dalle emozioni positive o negative, che ci guidano e possono portarci a modificare il modo in cui vediamo la realtà, creando invece talvolta, convinzioni che ci limitano.

Il film sembra correre su un binario parallelo all’Inner Game di Timothy Gallwey, pedagogista americano inventore del  Coaching, secondo il quale in ogni azione ci sono sempre due giochi: uno esteriore, per raggiungere l’obiettivo prefissato e uno interiore, nella nostra mente, con le nostre emozioni. Per vincere il gioco esteriore, dobbiamo vincere quello interiore: dall’interno verso l’esterno, imparando a intrecciare con consapevolezza e fiducia entrambi i giochi.