L’importanza del Feedback

“Il fiume modella le sponde e le sponde guidano il fiume.” Gregory Bateson

Quale tra queste due domande è basilare per avere un buon feedback riguardo a un’esperienza vissuta?:

 Che cosa ho fatto, che non avrei dovuto fare?”

 Va bene chiederselo dopo aver concluso un’azione che non ha dato i risultati sperati, ma forse non è la domanda migliore, perché pone l’attenzione su cosa sarebbe stato meglio non fare. È utile al cervello, perché quando in futuro si troverà in una situazione simile, se ne ricorderà, ma non è sufficiente essere consapevoli di cosa è bene evitare.

 “Che cosa non ho fatto, che invece avrei potuto fare?”

 Questa domanda, invece, è basilare per avere un buon feedback dall’esperienza vissuta. Permette di trasformare l’accaduto, anche in caso di insuccesso, in un’opportunità per apprendere. Sapere cosa fare è prioritario, perché con questa risposta nel cervello entrerà l’informazione che gli sarà nuovamente utile al momento opportuno.

 A volte è più facile concentrarsi sull’errore anziché sulla ricerca della soluzione, e questo spiega il perché capita di ripetere spesso lo stesso errore, rimanendo fermi nello stesso punto, senza riuscire a sbloccare la situazione.

Il tempo infinito

 

Un giorno la paura bussò alla porta, il coraggio si alzò e andò ad aprire e vide che non c’era nessuno
Martin Luther King

Cosa ci accompagna del passato? Le esperienze, che ci hanno portato a essere quel che siamo e ad avere ciò che abbiamo, con il bagaglio dei nostri valori, delle nostre credenze, delle convinzioni limitanti e degli schemi mentali. Le esperienze positive hanno contribuito a sviluppare fiducia, autostima e autoefficacia, quelle negative a creare dubbi, pregiudizi e paura.

Ripensando al passato, cosa abbiamo imparato? A trarre insegnamento dalle esperienze vissute per migliorare o cambiare. Per cui Il passato condiziona il presente.

E il presente cosa fa? Interpreta il passato e condiziona la realizzazione del futuro.

E il futuro? Assegna una direzione al presente.

Può sembrare complicato ma se mettiamo in fila passato, presente e futuro, potremo decidere in quale direzione orientare la linea che li congiunge.

 Questo è il tempo in cui agisce il Coaching: un momento che include passato, presente e futuro: il qui e ora, il tempo in cui riscoprire la consapevolezzaimparare a conoscersi, ad accettarsi, a lavorare sul cambiamento, attraverso obiettivi ben definiti.

 Il Coaching fa emergere consapevolezza e risorse interiori, grazie alle quali il fare diventa naturale, privo di sforzi; nasce l’impegno, la perseveranza, la responsabilità, la motivazione e si è talmente immersi nel fare che si perde il concetto di tempo. Tutto ciò che si fa piace, coinvolge, riesce bene ed è supportato dall’autostima e dall’auto-efficacia; si apprende e ci si sente realizzati.

Si comincia definendo un obiettivo e lavorando sulla consapevolezza, sulle risorse interiori, sul talento e sui valori, lo si rende sempre più chiaro, autentico e veramente sentito.
Si valutano poi, sempre con consapevolezza, la situazione reale, le risorse disponibili, le opportunità, i limiti e gli ostacoli.
È sempre la consapevolezza a essere protagonista nel momento in cui si elencano le opzioni disponibili e si scoprono e si superano le convinzioni limitanti, alla ricerca di nuove risorse e possibilità.

Così, passo dopo passo, si arriva a trasformare le paure in coraggio e si torna a essere protagonisti della propria vita, a partire dal presente, imparando dal passato e guardando al futuro.