Giocare anche per divertirsi o giocare solo per vincere?

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Nel gioco cooperativo, sulla sfida e la competizione, prevale il piacere di giocare; di conseguenza, l’obiettivo di imparare sempre, anche da un’eventuale sconfitta, si sostituisce a quello di essere giudicato migliore degli altri.
Accettazione, affiatamento, conoscenza, fiducia e rispetto reciproci stanno alla base del gioco cooperativo.
In questo caso, un Team può partecipare a una gara dando più importanza alla cooperazione interna della squadra che al risultato finale, il quale spesso, però, viene positivamente influenzato grazie all’armonia che viene a crearsi tra i giocatori.
Ognuno, all’interno della squadra, è chiamato a dare ciò che è in grado di dare. Nel momento in cui si ampliano gli obiettivi comuni del gruppo, sarà il Team stesso a stimolare ciascuno a dare di più.
In questo modo la cosa più importante è giocare, non il risultato finale del gioco e ogni singolo giocatore, grazie allo sviluppo e all’accettazione di se stesso e degli altri, alla conoscenza e al rispetto reciproci, contribuisce a creare un clima di fiducia che sta alla base della cooperazione.
Nel gioco cooperativo gli obiettivi si raggiungono perché i componenti del Team uniscono le loro abilità, i loro sforzi e il loro impegno, facendo sì che il risultato ottenuto superi la soddisfazione individuale e porti al successo. Un ragazzo può così riscoprire il divertimento necessario e la consapevolezza che l’importante non è solo la qualità del gioco, ma i giocatori. Un’esperienza che diventa anche apprendimento alla vita.

Ufficio reclami: un’opportunità per l’azienda

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Disappunti, conflitti e difficoltà di comunicazione sono problematiche preponderanti nel mondo del lavoro. Questioni che assumono maggiore rilevanza quando riguardano la relazione azienda-cliente.

È l’ufficio reclami il punto dove la non-soddisfazione del cliente si accende di maggiore intensità e criticità.

Chi lavora a contatto con la clientela in una situazione di reclamo lamenta stress accentuato e continuo investimento di energia nella gestione del conflitto interno ed esterno, fattori che inficiano l’efficienza comunicativa e il rispetto degli standard relazionali prefissati. Si lavora a difesa dell’azienda, pur essendo, a volte, almeno dentro di sé, in accordo con il cliente.

Il personale addetto, se preparato e motivato, può diventare un’importante leva di business; una gestione costruttiva del reclamo può trasformare una mancanza o un evento negativo in un punto di partenza per il rafforzamento della relazione azienda-cliente.
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Quando il Coachee è Junior

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 Lo sport dà alla vita un maggior equilibrio psicofisico e l’arricchisce di serenità e coraggio.  (Gabriella Dorio)   

   Quando si fa Mental Coaching a dei ragazzi, occorre sempre tener conto di un interlocutore in più: la famiglia. Le aspettative riposte nel figlio possono, talvolta, forzare i tempi per il raggiungimento del risultato sperato. Anche i commenti, spesso focalizzati su errori tecnici o tattici, non giovano al percorso di crescita del ragazzo, aumentando il senso di inadeguatezza o instaurando un clima di sfiducia nelle proprie capacità. È bene lavorare, quindi, oltre che con gli atleti e l’allenatore, anche con i genitori, rendendoli partecipi del percorso di Mental Coaching; tutti uniti verso il raggiungimento del risultato ambito, ma nel pieno rispetto di ruoli e competenze professionali specifiche.

Un’altra differenza, rispetto al lavoro con atleti adulti e professionisti, è il tempo. I ragazzi hanno altri mille impegni durante la giornata: la scuola, i compiti, gli amici, oltre a qualche attività di svago. C’è poi il tempo che passano in vacanza con i genitori.
Questa differenza di contesto tra le due tipologie di sportivi va tenuta in considerazione, ed è proprio necessario lavorare anche con il contesto dei ragazzi per sostenerli al massimo. Perché è vero che hanno esperienza, ma solo di pochi anni. La maturità sportiva arriva molto dopo l’adolescenza; è un lungo lavoro di costruzione.

Avere la capacità di strutturare degli obbiettivi nei vari anni è quindi importantissimo per farli progredire correttamente, sia dal punto di vista tecnico che mentale.

Nei ragazzi giovani c’è il vantaggio di lavorare su menti che si stanno ancora formando, mentre su un Senior c’è una storia pregressa più lunga, fatta magari di pregiudizi e preconcetti, che può portare a maggiori complicazioni. Ma sia la mente di un giovane che quella di un adulto hanno sempre la possibilità di migliorarsi, se c’è la volontà di farlo.

Le varie tecniche di respirazione, concentrazione, visualizzazione, etc. vengono utilizzate senza grandi differenziazioni in giovani e adulti. I ragazzi, che le apprendono fin da subito, le considereranno bagaglio naturale del loro percorso di formazione sportiva; gli atleti adulti, inserendole in una fase tecnica più matura, ne trarranno pari beneficio, ma avranno bisogno di integrarle con quanto già appreso e sedimentato, prima di poterle vivere con piena naturalezza e sfruttarne appieno le potenzialità.

Ma c’è di più: una volta imparate, queste tecniche possono diventare, per i giovani, strumenti utili anche in altri ambiti della vita, come per esempio a scuola, durante un’interrogazione o un esame. Un beneficio, solitamente inaspettato, che anche i genitori apprezzeranno con soddisfazione.

Michela Serramoglia
Aware2Be
Coaching – Lavorare con le potenzialità