MINDFULNESS E COACHING

L’intreccio delle due discipline, Coaching e Mindfulness, può dare un aiuto maggiore a chi desidera intraprendere un percorso di crescita e di auto conoscenza atorvastatin 10 mg.

Tra i propositi principali della Mindfulness ci sono il comprendere meglio se stessi e la propria vita, diventare più consapevoli e di conseguenza più liberi, poiché solo quando si è coscienti di ciò che si sta vivendo, si può vivere pienamente la vita, mentre non esserlo porta a lasciarsi vivere e a subire inganni mentali.

Attraverso la Mindfulness, andando ad allenare la consapevolezza e il vivere nel momento presente, obiettivi essenziali anche in un contesto di Coaching, si impara a vedere la realtà con occhi diversi e a notare i particolari di ciò che ci circonda, i suoni e le sensazioni corporee.

A livello più spirituale, la Mindfulness aumenta la chiarezza, pone in una posizione di lucidità e di ascolto, permette di arrivare al sé più profondo, di trascendere e dominare l’ego, acquietando il flusso continuo e disordinato di pensieri che governa quotidianamente la mente. Si diventa più concentrati e sereni, nasce un profondo senso di armonia con se stessi, con la natura e con l’universo, di conseguenza, si riesce con più facilità a vivere più in armonia anche le relazioni con gli altri.

La razionalità si allenta e le emozioni si placano.

La Mindfulness permette di gestire meglio l’ansia, lo stress e la paura, favorendo un maggiore senso di benessere e di armonia.

Può essere anche vista come un’integrazione al Coaching, poiché per poter definire concretamente gli obiettivi e sviluppare le potenzialità più corrette per raggiungerli è fondamentale che siano ben chiari sia il presente percepito sia il futuro desiderato e poter contare sulla Mindfulness, che favorisce lucidità, chiarezza e consapevolezza, oltre a un’osservazione senza giudizio dei propri giochi interiori e della realtà,  fa la differenza.  

Il Coaching secondo Aware2Be

Il Coaching nasce come disciplina negli anni ’70 dall’esperienza sportiva e dagli studi di Timothy Gallwey, e arriva in Inghilterra negli anni ’80 grazie a John Withmore.

Oggi lo sviluppo e la diffusione del Coaching, anche nel nostro paese, sono ormai un dato di fatto e gli ambiti coinvolti sono sempre di più:

– mondo aziendale e professionale
– mondo sportivo
– vita di tutti i giorni, relazioni personali e interpersonali

Il Coaching è una relazione che aiuta le persone e le  organizzazioni a raggiungere i risultati desiderati. È un processo che aumenta le prestazioni e migliora la qualità della vita.

Tuttavia resta sempre molto difficile chiarire di cosa si tratti, spiegarne applicazioni e dinamiche.

Aware2Be ha provato a raccontarlo con un simpatico video che ne mette in luce i passaggi chiave. Buona visione!

Timothy Gallwey

INNER GAME NELLO SPORT E NEL BUSINESS COACHING

Due delle caratteristiche più importanti per un atleta che fa parte di un Team sportivo sono:

  • la consapevolezza del rapporto con sé stesso, delle proprie potenzialità e del proprio comportamento;
  • il saper migliorare questo rapporto “interno” e quello “esterno” con gli altri, l’allenatore e i compagni.

Sviluppare al meglio queste caratteristiche aiuta l’atleta e il Team a migliorare la prestazione e di conseguenza i risultati.

Secondo Timothy Gallwey, pedagogista di Harward, esperto giocatore e istruttore di tennis e inventore del Coaching, “l’avversario che si nasconde nella nostra mente è molto più forte di quello che troviamo dall’altra parte della rete.”

Chi è questo avversario? Tutti gli ostacoli mentali, che interferiscono con la nostra capacità di giocare al meglio e di utilizzare l’intero nostro potenziale.

Nell’intuizione di Gallwey, ogni match deve essere composto da:

  • 1 gioco esteriore, giocato in un campo “esterno”, con uno o più avversari “esterni”, dove si devono superare ostacoli “esterni”, per raggiungere un obiettivo “esterno”: vincere;
  • 1 gioco, interiore, che si svolge nella nostra mente, dove l’avversario siamo noi stessi, gli ostacoli sono il dubbio, la paura del giudizio degli altri, l’auto giudizio e l’insicurezza e l’obiettivo da raggiungere è una concentrazione rilassata.

Nello sport, quando il gioco interiore si attiva ma non riusciamo a gestirlo, consumiamo inutilmente una grande quantità di energie psico-fisiche, attivando emozioni come l’ansia, lo stress e la rabbia.

Il metodo dell’ Inner Game lavora dall’interno di ogni componente del Team, per ottenere un miglior risultato esterno di gruppo: il gioco interiore e quello esteriore si intrecciano e se gestiti al meglio portano l’individuo e l’intero Team a risultati di eccellenza.

Anche nel mondo del business esistono i due giochi, benché spesso ci si concentri quasi esclusivamente su quello “esteriore”: gli obiettivi di risultato. Aziende e professionisti che, al contrario, riescono a padroneggiarli entrambi, risultano vincenti. Quando si riesce a gestire l’intreccio tra i due giochi, aumenta la creatività, si esprimono al meglio le potenzialità, migliora la performance e, di conseguenza, migliorano i risultati. Non solo da un punto di vista aziendale, ma anche personale why not try this out.

Prendiamo, ad esempio, un atleta: possiede tutto il talento necessario, ma non vince, o un manager: ha tutte le competenze utili, ma non ha successo. Entrambi sembrano avere tutto per essere vincenti, ma il loro gioco interiore non riesce a sostenerli verso il successo esterno: hanno tutte le abilità, ma la paura, il dubbio e l’insicurezza non permettono loro di esprimerle, o perlomeno di esprimerle nei momenti cruciali di grande pressione.

Il metodo e gli strumenti dell’Inner Game sono applicabili sia nel mondo sportivo, sia in quello aziendale, poiché, anche se i giochi esterni sono diversi, gli ostacoli interni da superare sono gli stessi.
Per questo nelle mie attività di Sport Coaching e di Business Coaching utilizzo spesso l’Inner Game come strumento di lavoro privilegiato.

Mental Coaching: scopriamo assieme cos’è lo STATO di FLOW

Un atleta che conduce una gara perfetta, senza errori o sbavature, quando viene intervistato dopo la gara, alla domanda: “Come ti sei sentito in quei momenti?”, come risponde?

“Mi sono sentito bene”;
“mi sono divertito molto”;
“ero concentrato e tutto avveniva in modo naturale”;
“ero felice”;
“avrei voluto che quei momenti non finissero mai”.

Cosa accade in quei momenti in cui l’atleta si sente avvolto in una bolla magica

Tutto funziona al massimo livello, l’attenzione è totalmente assorbita dall’azione che si sta svolgendo, la sintonia con se stessi è perfetta e nasce la consapevolezza che si sta gareggiando alla grande.

In quegli attimi magici di una performance ottimale, corpo e mente sono una cosa sola e l’atleta si sente un tutt’uno con ciò che lo circonda e con ciò che sta facendo. Questo stato, che gli permette una resa massima, in cui tutto accade esattamente come deve accadere, viene chiamato stato di Flow: uno stato di focalizzazione pura, di divertimento e di gioia spontanea.

Sono rimasto concentrato fino alla fine, la moto era fantastica e io mi sono divertito!” Valentino Rossi  

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Lo stato di Flow non è tipico solo dello sport

È sperimentato da scrittori, musicisti, pittori. Si può provare quando si legge, si crea o si lavora su un progetto (è in quei momenti che proliferano al meglio nuove idee), quando si gioca con un bambino o quando si è in intimità con la persona amata. a tutti e in qualunque ambito della vita può accadere di sentirsi in Flow. È lo stato che nasce quando si è talmente trasportati da ciò che si sta facendo da non avere la percezione del tempo che passa.

La Scala del Flow (Flow State Scale)

Nel 1996 la necessità di dare una valutazione empirica all’esperienza di Flow ha portato alla creazione della Flow State Scale, che identifica le nove dimensioni che definiscono lo stato di Flow.

  1. Equilibrio tra sfide e abilità: deve esserci un bilanciamento tra le difficoltà del compito e le abilità individuali.
  1. Unione fra azione e coscienza: la consapevolezza si fonde con l’attività che si sta svolgendo, la percezione è di coinvolgimento e fluidità totali, di essere una cosa sola con l’attività che si sta affrontando, la quale diventa spontanea e automatica. Questo non significa che non sia richiesto alcuno sforzo, anzi, è necessario un impegno focalizzato e molta energia.
  1. Mete chiare: un’esperienza di flow si basa su obiettivi ben definiti, che devono essere specifici, misurabili, realizzabili e realistici, affinché abbiano significato e siano sufficientemente sfidanti.
  1. Feedback Immediati: in accordo con i feedback ricevuti dall’ambiente durante l’esecuzione dell’azione, la persona modifica, se necessario, il proprio comportamento.
  1. Concentrazione sul compito:l’attenzione è totalmente focalizzata sull’attività in corso: “qui e ora”.
  1. Senso di controllo: l’individuo percepisce di poter superare sfide o problemi per raggiungere al meglio l’obiettivo prefissato, è auto-determinato.
  1. Perdita di autoconsapevolezza: nella mente non c’è auto giudizio, né paura del giudizio degli altri, nessun dubbio o preoccupazione, solo spontaneità e fluidità, la persona è completamente assorbita da ciò che sta facendo.
  1. Destrutturazione del tempo: indipendentemente dallo scorrere reale del tempo, la sua percezione cambia in modo soggettivo, può essere avvertito come accelerato, rallentato o addirittura fermo.
  1. Esperienza Autotelica: l’attività viene svolta con una motivazione intrinseca, nonostante gli sforzi necessari per realizzarla non si sente fatica. C’è piacere, divertimento e appagamento.

Mental Coaching e Stato di Flow

Il Mental Coaching aiuta, attraverso l’allenamento alla concentrazione rilassata, ad entrare più facilmente in Flow e quindi a vivere la gara al meglio raggiungendo il massimo della performance. Dubbio, paura e giudizio vengono accantonati, mentre tutte le risorse e le competenze tecniche, muscolari e mentali sono sfruttate al massimo. Lo stress della gara viene utilizzato e gestito positivamente e tutte le energie e le riserve nascoste di corpo e mente, sono utilizzate nell’ottimizzazione della performance.
È un processo che può essere appreso, uno dei più importanti in cui un Metal Coach può esserti di aiuto.

L’importanza del Feedback

“Il fiume modella le sponde e le sponde guidano il fiume.” Gregory Bateson

Quale tra queste due domande è basilare per avere un buon feedback riguardo a un’esperienza vissuta?:

 Che cosa ho fatto, che non avrei dovuto fare?”

 Va bene chiederselo dopo aver concluso un’azione che non ha dato i risultati sperati, ma forse non è la domanda migliore, perché pone l’attenzione su cosa sarebbe stato meglio non fare. È utile al cervello, perché quando in futuro si troverà in una situazione simile, se ne ricorderà, ma non è sufficiente essere consapevoli di cosa è bene evitare.

 “Che cosa non ho fatto, che invece avrei potuto fare?”

 Questa domanda, invece, è basilare per avere un buon feedback dall’esperienza vissuta. Permette di trasformare l’accaduto, anche in caso di insuccesso, in un’opportunità per apprendere. Sapere cosa fare è prioritario, perché con questa risposta nel cervello entrerà l’informazione che gli sarà nuovamente utile al momento opportuno.

 A volte è più facile concentrarsi sull’errore anziché sulla ricerca della soluzione, e questo spiega il perché capita di ripetere spesso lo stesso errore, rimanendo fermi nello stesso punto, senza riuscire a sbloccare la situazione.

Il tempo infinito

 

Un giorno la paura bussò alla porta, il coraggio si alzò e andò ad aprire e vide che non c’era nessuno
Martin Luther King

Cosa ci accompagna del passato? Le esperienze, che ci hanno portato a essere quel che siamo e ad avere ciò che abbiamo, con il bagaglio dei nostri valori, delle nostre credenze, delle convinzioni limitanti e degli schemi mentali. Le esperienze positive hanno contribuito a sviluppare fiducia, autostima e autoefficacia, quelle negative a creare dubbi, pregiudizi e paura.

Ripensando al passato, cosa abbiamo imparato? A trarre insegnamento dalle esperienze vissute per migliorare o cambiare. Per cui Il passato condiziona il presente.

E il presente cosa fa? Interpreta il passato e condiziona la realizzazione del futuro.

E il futuro? Assegna una direzione al presente.

Può sembrare complicato ma se mettiamo in fila passato, presente e futuro, potremo decidere in quale direzione orientare la linea che li congiunge.

 Questo è il tempo in cui agisce il Coaching: un momento che include passato, presente e futuro: il qui e ora, il tempo in cui riscoprire la consapevolezzaimparare a conoscersi, ad accettarsi, a lavorare sul cambiamento, attraverso obiettivi ben definiti.

 Il Coaching fa emergere consapevolezza e risorse interiori, grazie alle quali il fare diventa naturale, privo di sforzi; nasce l’impegno, la perseveranza, la responsabilità, la motivazione e si è talmente immersi nel fare che si perde il concetto di tempo. Tutto ciò che si fa piace, coinvolge, riesce bene ed è supportato dall’autostima e dall’auto-efficacia; si apprende e ci si sente realizzati.

Si comincia definendo un obiettivo e lavorando sulla consapevolezza, sulle risorse interiori, sul talento e sui valori, lo si rende sempre più chiaro, autentico e veramente sentito.
Si valutano poi, sempre con consapevolezza, la situazione reale, le risorse disponibili, le opportunità, i limiti e gli ostacoli.
È sempre la consapevolezza a essere protagonista nel momento in cui si elencano le opzioni disponibili e si scoprono e si superano le convinzioni limitanti, alla ricerca di nuove risorse e possibilità.

Così, passo dopo passo, si arriva a trasformare le paure in coraggio e si torna a essere protagonisti della propria vita, a partire dal presente, imparando dal passato e guardando al futuro.

Presentazione Corso Coaching con Orientamento Psicodrammatico

 

Evento a partecipazione gratuita con prenotazione obbligatoria

Per prenotazioni: info@aware2be atorvastatin 40 mg.com

Giovedì 22 gennaio dalle 18,30 alle 20,30 verrà presentato a Milano un Corso per Coach professionisti che integra nel Metodo di COACHING le Tecniche PSICODRAMMATICHE.

Aware2Be e il Centro Studi di PSICODRAMMA e Metodi Attivi hanno il piacere di invitarvi a un percorso formativo unico e innovativo che vi permetterà di incrementare in modo efficace e competente la vostra professionalità come Coach.

Il corso si propone di sviluppare e incrementare le competenze di Coaching a indirizzo psicodrammatico, attivando strategie innovative e attive per generare l’autoconsapevolezza del Coachee. Fornisce metodologie trasversali che permetteranno al Coachee di identificare nuove prospettive e visioni per il raggiungimento dei suoi obiettivi.
Facilita la conoscenza di sé e lo sviluppo delle risorse e del potenziale personale, lavorando su più aree: linguaggio, ascolto, visione.

Contenuti:
Introduzione al Coaching Psicodrammatico
Descrizione tecniche di Psicodramma
La consapevolezza di sé nel Coaching Psicodrammatico
A contatto con le emozioni Coach e Coachee
Attivazione delle skill del Coachee
Esplorazione delle relazioni affettivo-cognitive nel presente percepito del Coachee Scoprire e vivere il futuro desiderato
Motivazione e creatività
Espressione delle emozioni
Ascolto e comunicazione
I ruoli difficili
Autorità e leadership

Centro Studi di PSICODRAMMA e Metodi Attivi – Via Montevideo, 11 – 20144 Milano (MM2 Sant’Agostino, Bus 50 Parco Solari) 

Il Circolo Vizioso della Frustrazione e la Danza Sportiva

 

Una coppia si sta allenando nella Danza Sportiva, prova a fare una figura, ma non riesce a farla bene. I due ballerini riprovano più volte, continua a non venire bene, insistono a ripeterla, senza riuscire a raggiungere lo standard necessario. Così inizia la frustrazione, si arrabbiano con loro stessi e uno con l’altro, ed entrano in uno stato d’animo negativo.

Allora cosa fanno?

Ci riprovano – dobbiamo farcela, si ripetono – eppure la figura continua a non essere pulita, portando all’interno della coppia sempre più frustrazione e negatività visit this site right here. Il ciclo continua, più negativi, più frustrati e, a un certo punto, la bomba esplode.

Si entra nel circolo vizioso della frustrazione.

Perseverano nelle prove, ma così facendo vanno a insegnare i movimenti sbagliati al corpo e al cervello.

“Le medaglie d’oro in realtà non sono d’oro. Sono fatte di sudore, determinazione e di una lega difficile da trovare chiamata coraggio” Dan Gable

In questi casi è meglio fermarsi. Sospendere le prove per un po’ o esercitarsi su un altro ballo. Per migliorare la performance è importante essere in uno stato d’animo positivo e rilassato. E nel presente.

Al contrario, quando si pratica una nuova figura, magari appena imparata, e viene bene, di solito cosa si fa? Con il partner si decide di passare a provarne altre, mentre si dovrebbe continuare a ripeterla più volte.

Se sei in uno stato positivo, mantienilo e ripeti la figura più volte… per la stessa ragione per cui quando sei in uno stato d’animo negativo devi fermarti: per insegnare al tuo corpo e al tuo cervello come farla.

Ricorda bene cosa provi in quei momenti, così potrai richiamarlo alla mente quando starai rifacendo qualcosa di sbagliato e ti sentirai di nuovo frustrato.

In quel caso, riportare alla mente come ti sentivi bene, ti riporterà in uno stato d’animo positivo.

Giocare anche per divertirsi o giocare solo per vincere?

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Nel gioco cooperativo, sulla sfida e la competizione, prevale il piacere di giocare; di conseguenza, l’obiettivo di imparare sempre, anche da un’eventuale sconfitta, si sostituisce a quello di essere giudicato migliore degli altri.
Accettazione, affiatamento, conoscenza, fiducia e rispetto reciproci stanno alla base del gioco cooperativo.
In questo caso, un Team può partecipare a una gara dando più importanza alla cooperazione interna della squadra che al risultato finale, il quale spesso, però, viene positivamente influenzato grazie all’armonia che viene a crearsi tra i giocatori.
Ognuno, all’interno della squadra, è chiamato a dare ciò che è in grado di dare. Nel momento in cui si ampliano gli obiettivi comuni del gruppo, sarà il Team stesso a stimolare ciascuno a dare di più.
In questo modo la cosa più importante è giocare, non il risultato finale del gioco e ogni singolo giocatore, grazie allo sviluppo e all’accettazione di se stesso e degli altri, alla conoscenza e al rispetto reciproci, contribuisce a creare un clima di fiducia che sta alla base della cooperazione.
Nel gioco cooperativo gli obiettivi si raggiungono perché i componenti del Team uniscono le loro abilità, i loro sforzi e il loro impegno, facendo sì che il risultato ottenuto superi la soddisfazione individuale e porti al successo. Un ragazzo può così riscoprire il divertimento necessario e la consapevolezza che l’importante non è solo la qualità del gioco, ma i giocatori. Un’esperienza che diventa anche apprendimento alla vita.

Quando il Coachee è Junior

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 Lo sport dà alla vita un maggior equilibrio psicofisico e l’arricchisce di serenità e coraggio.  (Gabriella Dorio)   

   Quando si fa Mental Coaching a dei ragazzi, occorre sempre tener conto di un interlocutore in più: la famiglia. Le aspettative riposte nel figlio possono, talvolta, forzare i tempi per il raggiungimento del risultato sperato. Anche i commenti, spesso focalizzati su errori tecnici o tattici, non giovano al percorso di crescita del ragazzo, aumentando il senso di inadeguatezza o instaurando un clima di sfiducia nelle proprie capacità. È bene lavorare, quindi, oltre che con gli atleti e l’allenatore, anche con i genitori, rendendoli partecipi del percorso di Mental Coaching; tutti uniti verso il raggiungimento del risultato ambito, ma nel pieno rispetto di ruoli e competenze professionali specifiche.

Un’altra differenza, rispetto al lavoro con atleti adulti e professionisti, è il tempo. I ragazzi hanno altri mille impegni durante la giornata: la scuola, i compiti, gli amici, oltre a qualche attività di svago. C’è poi il tempo che passano in vacanza con i genitori.
Questa differenza di contesto tra le due tipologie di sportivi va tenuta in considerazione, ed è proprio necessario lavorare anche con il contesto dei ragazzi per sostenerli al massimo. Perché è vero che hanno esperienza, ma solo di pochi anni. La maturità sportiva arriva molto dopo l’adolescenza; è un lungo lavoro di costruzione.

Avere la capacità di strutturare degli obbiettivi nei vari anni è quindi importantissimo per farli progredire correttamente, sia dal punto di vista tecnico che mentale.

Nei ragazzi giovani c’è il vantaggio di lavorare su menti che si stanno ancora formando, mentre su un Senior c’è una storia pregressa più lunga, fatta magari di pregiudizi e preconcetti, che può portare a maggiori complicazioni. Ma sia la mente di un giovane che quella di un adulto hanno sempre la possibilità di migliorarsi, se c’è la volontà di farlo.

Le varie tecniche di respirazione, concentrazione, visualizzazione, etc. vengono utilizzate senza grandi differenziazioni in giovani e adulti. I ragazzi, che le apprendono fin da subito, le considereranno bagaglio naturale del loro percorso di formazione sportiva; gli atleti adulti, inserendole in una fase tecnica più matura, ne trarranno pari beneficio, ma avranno bisogno di integrarle con quanto già appreso e sedimentato, prima di poterle vivere con piena naturalezza e sfruttarne appieno le potenzialità.

Ma c’è di più: una volta imparate, queste tecniche possono diventare, per i giovani, strumenti utili anche in altri ambiti della vita, come per esempio a scuola, durante un’interrogazione o un esame. Un beneficio, solitamente inaspettato, che anche i genitori apprezzeranno con soddisfazione.

Michela Serramoglia
Aware2Be
Coaching – Lavorare con le potenzialità