Mental Coaching: scopriamo assieme cos’è lo STATO di FLOW

Un atleta che conduce una gara perfetta, senza errori o sbavature, quando viene intervistato dopo la gara, alla domanda: “Come ti sei sentito in quei momenti?”, come risponde?

“Mi sono sentito bene”;
“mi sono divertito molto”;
“ero concentrato e tutto avveniva in modo naturale”;
“ero felice”;
“avrei voluto che quei momenti non finissero mai”.

Cosa accade in quei momenti in cui l’atleta si sente avvolto in una bolla magica

Tutto funziona al massimo livello, l’attenzione è totalmente assorbita dall’azione che si sta svolgendo, la sintonia con se stessi è perfetta e nasce la consapevolezza che si sta gareggiando alla grande.

In quegli attimi magici di una performance ottimale, corpo e mente sono una cosa sola e l’atleta si sente un tutt’uno con ciò che lo circonda e con ciò che sta facendo. Questo stato, che gli permette una resa massima, in cui tutto accade esattamente come deve accadere, viene chiamato stato di Flow: uno stato di focalizzazione pura, di divertimento e di gioia spontanea.

Sono rimasto concentrato fino alla fine, la moto era fantastica e io mi sono divertito!” Valentino Rossi  

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Lo stato di Flow non è tipico solo dello sport

È sperimentato da scrittori, musicisti, pittori. Si può provare quando si legge, si crea o si lavora su un progetto (è in quei momenti che proliferano al meglio nuove idee), quando si gioca con un bambino o quando si è in intimità con la persona amata. a tutti e in qualunque ambito della vita può accadere di sentirsi in Flow. È lo stato che nasce quando si è talmente trasportati da ciò che si sta facendo da non avere la percezione del tempo che passa.

La Scala del Flow (Flow State Scale)

Nel 1996 la necessità di dare una valutazione empirica all’esperienza di Flow ha portato alla creazione della Flow State Scale, che identifica le nove dimensioni che definiscono lo stato di Flow.

  1. Equilibrio tra sfide e abilità: deve esserci un bilanciamento tra le difficoltà del compito e le abilità individuali.
  1. Unione fra azione e coscienza: la consapevolezza si fonde con l’attività che si sta svolgendo, la percezione è di coinvolgimento e fluidità totali, di essere una cosa sola con l’attività che si sta affrontando, la quale diventa spontanea e automatica. Questo non significa che non sia richiesto alcuno sforzo, anzi, è necessario un impegno focalizzato e molta energia.
  1. Mete chiare: un’esperienza di flow si basa su obiettivi ben definiti, che devono essere specifici, misurabili, realizzabili e realistici, affinché abbiano significato e siano sufficientemente sfidanti.
  1. Feedback Immediati: in accordo con i feedback ricevuti dall’ambiente durante l’esecuzione dell’azione, la persona modifica, se necessario, il proprio comportamento.
  1. Concentrazione sul compito:l’attenzione è totalmente focalizzata sull’attività in corso: “qui e ora”.
  1. Senso di controllo: l’individuo percepisce di poter superare sfide o problemi per raggiungere al meglio l’obiettivo prefissato, è auto-determinato.
  1. Perdita di autoconsapevolezza: nella mente non c’è auto giudizio, né paura del giudizio degli altri, nessun dubbio o preoccupazione, solo spontaneità e fluidità, la persona è completamente assorbita da ciò che sta facendo.
  1. Destrutturazione del tempo: indipendentemente dallo scorrere reale del tempo, la sua percezione cambia in modo soggettivo, può essere avvertito come accelerato, rallentato o addirittura fermo.
  1. Esperienza Autotelica: l’attività viene svolta con una motivazione intrinseca, nonostante gli sforzi necessari per realizzarla non si sente fatica. C’è piacere, divertimento e appagamento.

Mental Coaching e Stato di Flow

Il Mental Coaching aiuta, attraverso l’allenamento alla concentrazione rilassata, ad entrare più facilmente in Flow e quindi a vivere la gara al meglio raggiungendo il massimo della performance. Dubbio, paura e giudizio vengono accantonati, mentre tutte le risorse e le competenze tecniche, muscolari e mentali sono sfruttate al massimo. Lo stress della gara viene utilizzato e gestito positivamente e tutte le energie e le riserve nascoste di corpo e mente, sono utilizzate nell’ottimizzazione della performance.
È un processo che può essere appreso, uno dei più importanti in cui un Metal Coach può esserti di aiuto.

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Coaching: anche Pixar e Disney ne parlano in “INSIDE OUT”

La piccola protagonista del film “Inside Out” deve affrontare sfide e cambiamenti, come accade a tutti noi nella vita.

Per vincere le sfide, per cambiare e di conseguenza continuare ad apprendere, dobbiamo confrontarci con le nostre emozioni interne che determinano comportamenti e atteggiamenti esterni.

La protagonista del film, riconoscendo le sue emozioni, sviluppa nuove potenzialità prima sconosciute, che la portano anche ad aumentare la fiducia in se stessa e a fare scelte difficili, facendo spazio alla capacità di comunicare le emozioni, anziché tenerle tutte dentro di sé. Un processo di crescita determinante per la sua realizzazione personale.

Il raggiungimento dei nostri obiettivi dipende dalle emozioni positive o negative, che ci guidano e possono portarci a modificare il modo in cui vediamo la realtà, creando invece talvolta, convinzioni che ci limitano.

Il film sembra correre su un binario parallelo all’Inner Game di Timothy Gallwey, pedagogista americano inventore del  Coaching, secondo il quale in ogni azione ci sono sempre due giochi: uno esteriore, per raggiungere l’obiettivo prefissato e uno interiore, nella nostra mente, con le nostre emozioni. Per vincere il gioco esteriore, dobbiamo vincere quello interiore: dall’interno verso l’esterno, imparando a intrecciare con consapevolezza e fiducia entrambi i giochi.